Appunti di viaggio
 

APPUNTI DI VIAGGIO
Girando per il mondo




DI RITORNO DALLA SELVA


INDICE:

INTRODUZIONE
IL VIAGGIO
LA FUNZIONE DI OSSERVATORI
LE COMUNITA' ZAPATISTE
LA SCUOLA
LA SALUTE
I BAMBINI
IL RITORNO


INTRODUZIONE

Andare in Chiapas oggi,in particolare nelle Comunità Zapatiste della Selva Lacandona, significa capire meglio a cosa si riferisce il subcomandante Marcos quando parla di "guerra di bassa intensità": la guerra, appunto, che il Governo messicano (appena accolto dalla Comunità Europea come nuovo partner all'interno della "Economia Globalizzata") sta portando avanti da anni contro le comunità indigene del Chiapas, negando loro i più elementari diritti (all'autodeterminazione, alla salute, alla stessa esistenza). Una guerra che, quando non è portata avanti direttamente dall'esercito, è da questo sostenuta con l'intervento dei numerosi gruppi paramilitari opportunamente addestrati da funzionari della CIA (l'orrenda strage di Acteal del Dicembre 97, dove furono massacrati 40 tra campesinos, donne e bambini, è l'ultimo tragico esempio di questa strategia di morte). Venti giorni nella Selva sono pochi, quasi niente....ma se vissuti intensamente con i bambini,le donne e gli uomini della Comunità, condividendo le loro fatiche, le loro paure, la loro rabbia e le loro aspirazioni... allora sono "tanti"! Ti lasciano dentro un'impronta indelebile ed una voglia di attivarti affinchè la loro lotta non solo venga conosciuta e appoggiata ma, sopratutto, non venga dimenticata! E' con questo spirito che mi appresto a scrivere questi "Appunti di viaggio", con la speranza che suscitino in chi legge gli stessi sentimenti di curiosità, sdegno, voglia di fare che questa esperienza ha suscitato nel sottoscritto.

IL VIAGGIO
San Cristobal de las casas (Chiapas) : - Sono le 3 del mattino quando l'autista del pulmino che ci porterà alla Comunità di S. Josè del Rio ci viene a prendere in albergo. L'ora non è casuale poichè bisogna attraversare uno dei tanti posti di blocco (retèn), quello della "Migra" (Policia de Migracion), prima delle 7 ( è questa infatti l'ora in cui i "solerti" funzionari messicani iniziano i loro controlli). I posti di blocco sono il primo grosso problema in cui ci s'imbatte : ci sono quelli della "migra" e quelli dell'esercito, quelli fissi (quindi in qualche modo prevedibili) e quelli mobili. Contrariamente a quanto verrebbe da pensare i più pericolosi sono quelli della "migra" in quanto possono farti interrompere il viaggio, trattenerti per "accertamenti" o farti sottoporre a processo sommario che, di norma, finisce con l'espulsione dal Chiapas e dal Messico. I "retèn dell'esercito invece, teoricamente, hanno la sola competenza sul controllo del traffico di armi o droga. Quello che però hanno in comune i due tipi di "retèn" è l'estremo livello di provocazione che mettono in atto nei confronti dei "visitatori": ti accerchiano con i mitra spianati, ti fanno svuotare gli zaini (magari nel fango), ti mettono le mani addosso per "perquisirti", ti fanno insomma l'identikit (o addirittura le foto) come se fossi il più pericoloso dei criminali. Se vuoi proseguire nel tuo viaggio...sangue freddo e....fai il turista! Il loro scopo è scoraggiare gli stranieri dall'andare in quelle zone ma il nostro, invece, è proprio quello di andarci! Ma proseguiamo nel nostro viaggio. Abbiamo percorso più di 6 ore all'interno della Selva (strade sterrate, in alcuni punti praticamente inesistenti per via delle grosse buche coperte dal fango) circondati da uno scenario naturale magnifico: monti, valli, fiumi ed una vegetazione con un'incredibile varietà di colori. A parte un paio di retèn dell'esercito, tutto è andato abbastanza bene e così, verso le 10 del mattino siamo arrivati a destinazione. Il villaggio è situato in una splendida valle circondata dalla selva ed è attraversato da un fiume, unica fonte di approvvigionamento d'acqua. E' costituito da povere, quanto dignitose capanne di legno e, nel periodo delle piogge, si convive costantemente con il fango fino alle caviglie (per la cronaca, noi siamo arrivati con la pioggia!). Giusto il tempo dei saluti e presentazioni con il capo villaggio e prendiamo posizione nella nostra "postazione di osservatori": una capanna in legno come le altre all'interno della quale ognuno di noi ha appeso la propria amaca (cioè il letto per tutto il periodo di permanenza); la "toilette" si trovava a una decina di metri di distanza, dall' altra parte della strada in mezzo alla selva, e consisteva in una baracchetta di 1 metro x 1 metro.

LA FUNZIONE DI OSSERVATORI
La nostra funzione era quella di andare sulla strada tutte le volte che si sentivano arrivare i mezzi militari (passavano diverse volte al giorno) per verificare che non si fermassero o tentassero provocazioni (cosa che, nei nostri confronti, avveniva quotidianamente: sputi, insulti, gestacci). La presenza costante di questi "presidi internazionali di pace" è molto importante per ogni Comunità Zapatista in quanto svolge una funzione di deterrenza e/o denuncia rispetto alle continue provocazioni dell'esercito messicano.


LE COMUNITA' ZAPATISTE
L'organizzazione sociale delle comunità è abbastanza semplice, efficiente e democratica. In ogni villaggio viene eletto un responsabile e ogni decisione viene presa dall'assemblea del villaggio a cui partecipano donne, uomini e ragazzi (questi ultimi dai 14 anni in su contano come gli uomini). Il lavoro nei campi viene svolto collettivamente (dalla semina al raccolto del caffè o maìs che sia) ed i proventi del raccolto vengono equamente ripartiti. Ogni famiglia ha inoltre dei piccoli appezzamenti che gestisce individualmente ma quello che resta fondamentale per la comunità è l'importanza del lavoro collettivo. Risulta inoltre molto evidente il fortissimo, quasi simbiotico, legame con la terra unica fonte di sostentamento e di vita. La giornata lavorativa al villaggio inizia molto presto ed è scandita nella varie fasi dal suono del corno (primordiale strumento di comunicazione). Al primo squillo (sono le 5 del mattino) gli uomini sono già pronti per andare a lavorare e s'inoltrano, con l'aiuto del "machete", nella fitta selva dove si trovano le piantagioni di caffè (cafetales) o di mais (milpa). Le donne si alzano ancora prima per preparare le "tortillas". Anche noi osservatori saltiamo giù dalle amache abbastanza presto (anche per via del freddo micidiale, nonostante il sacco a pelo) : qualcuno per andare a lavorare con i campesinos e gli altri per controllare il transito dei militari. In attesa che il sole sia abbastanza caldo da consentire il quotidiano, quanto indispensabile, bagno nel fiume (freddissimo), si spacca la legna, si accende il fuoco, si prepara il caffè e si gioca con i bambini (costante e piacevole presenza intorno a noi, quando la scuola del villaggio è chiusa!)- Si mangia verso le 14,30 (unico pasto giornaliero composto quasi sempre da riso, fagioli e tortillas), dopo il quotidiano "rito dell'accensione del fuoco" condito con qualche imprecazione quando la legna umida non vuol saperne di accendersi (quasi tutte le mattine!). Il pomeriggio, militari permettendo, scorre abbastanza sereno leggendo, facendo il bucato o aiutando i campesinos a raccogliere velocemente il caffè (sparso ad asciugare sulle aie) quando minaccia temporale. La sera passa tra una partita a carte o a scacchi e qualche interessante scambio di opinionicon i campesinos che vengono a trovarci. Dopodichè...tutti a letto (molto presto).


LA SCUOLA
Da quando nel Gennaio 94 l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale fece la sua prima apparizione ufficiale occupando militarmente (in maniera incruenta) alcune tra le principali città del Chiapas per denunciare le inumane condizioni a cui erano sottoposti gli indigeni, i maestri governativi abbandonarono i villaggi. Fu così che ogni Comunità Zapatista si dovette porre il problema della gestione dell'insegnamento come strumento, non solo di emancipazione, ma anche di unione delle tradizioni delle diverse etnie. Così oggi ogni villaggio ha una propria scuola gestita dalla Comunità ed i nuovi maestri sono dei giovani del villaggio che trasmettono le proprie conoscenze ai bambini, pur continuando a lavorare nei campi. E' questo il motivo per cui, nei periodi di maggior lavoro (raccolta caffè, ecc.), la scuola resta chiusa ed i bambini aiutano le madri nei lavori di casa.


LA SALUTE
E' un problema tra i più difficili da affrontare. Nelle Comunità della selva si può morire anche per una semplice diarrea. Donne, uomini e bambini muoiono per malattie che da noi sono curabilissime: ma quì mancano le medicine, gli ospedali, i medici... e la denutrizione non aiuta di certo! Fortunatamente, grazie agli aiuti di organizzazioni di volontariato o di cooperazione internazionale (ONG,COMITATI CHIAPAS, ed altro), in alcune Comunità sono stati costruiti degli ospedali e ci sono medici ed infermieri volontari che, nonostante i grossi ostacoli frapposti dal Governo messicano, riescono ad alleviare le sofferenze degli indigeni. Proprio nella Comunità di S. JOSE' DEL RIO è stata appena ultimata una clinica che dovrà servire numerosi villaggi di questa zona; sarà inaugurata nelle prossime settimane ed è il risultato tangibile di un progetto di cooperazione internazionale di volontariato. Si è fatto e si sta facendo molto...ma parecchio resta ancora da fare!!!

I BAMBINI
Divisi in piccoli gruppi giocano alla guerra imbracciando fucili di legno.... All'improvviso un rombo assordante (ormai abituale nella selva).... sono gli elicotteri dell'esercito messicano che, con la scusa di cercare i guerriglieri, scorazzano a bassissima quota quasi tutti i giorni per terrorizzare (o avvelenare le piantagioni di caffè). I bambini smettono improvvisamente di giocare...diventano seri...formano un unico gruppo, si stendono sull'erba e...sparano agli elicotteri con i loro fucili di legno. Non hanno paura....o almeno non la dimostrano. Viene loro continuamente negato il diritto al gioco, all'infanzia...non sono più bambini, forse non lo sono mai stati! Sono ormai dei piccoli uomini : SONO ZAPATISTI !!!


IL RITORNO
L'uscita dalla selva al ritorno è un pò più problematica ai posti di blocco, poichè i militari adesso ti riconoscono (ti hanno visto tutti i giorni in comunità) e cercano di provocarti ma, come si diceva prima, ....sangue freddo e ....fai il turista che torna a casa! Il distacco dal villaggio è stato molto triste (lo è sempre). Sono a S. Cristobal de las casas, ormai "al sicuro", ma con la testa sono ancora nella selva : rivedo i volti dei bambini con cui ho condiviso questi 20 giorni, ricordo i loro nomi, li rivedo stesi sull'erba con i loro innocui fucili di legno puntati contro gli elicotteri ed un senso prima d'impotenza poi di rabbia mi assale. Sono i miei (i nostri) piccoli grandi amici che chiedono di poter vivere dignitosamente la loro infanzia e la propria vita....non possono perdere questa battaglia...DEVONO VINCERE !!! E vinceranno se noi tutti non li abbandoneremo !!!



Marzo 2000
Alfredo Minoldi

Segue scheda CHIAPAS


CHIAPAS
CRONOLOGIA DELL’INSURREZIONE ZAPATISTA

Il Chiapas ha una popolazione di circa 3.200.00 abitanti e una superfice di 73.000 Kmq costitutita da montagne, foreste, altopiani, grandi fiumi ed un tratto di costa pacifica pianeggiante. La maggioranza della popolazione vive nelle ampie vallate della Sierra Madre (prolungamento della cordigliera centroamericana) La vegetazione è tropicale.
L’agricoltura, di sussistenza (fagioli, mais). Sul tratto pianeggiante del Pacifico si praticano colture tropicali di esportazione : caffè, banane, cotone, canna da zucchero. Il Chiapas è uno dei luoghi di maggior concentrazione indigena di tutto il Messico : ci vivono 500.000 indios suddivisi in una decina di gruppi linguistici, prevalentemente di origine Maya. I più numerosi “Tzetzal” e “Tzotzil” (350.000) vivono sulla Sierra centro-meridionale chiamata “Los Altos de Chiapas”. Poi ci sono “Chol”, “Zoque”, “Tojolabal”, e piccoli gruppi (poche migliaia o centinaia) di “Mame”, “Motozintlec”, “Jalaltec”, “Chuj” e “Lacandones”. E’ una regione strategica per i grandi giacimenti di petrolio della Selva Lacandona (i più ricchi del Messico), per l’energia elettrica prodotta con un sistema di dighe (che viene esportata in centro-america), per le risorse forestali (centinaia di migliaia di ettari di boschi di pini e di selva tropicale) e per il ruolo di filtro rispetto all’emigrazione centro-americana. La capitale è Tuxla Gutierrez ma il vero centro operativo è S. Cristobal de las Casas.
1974- Il primo Congresso Indigeno denuncia la situazione di sfruttamento, schiavitù ed espropriazione che opprime le Comunità Indigene. Da quel congresso e dall’incontro tra diverse esperienze ideologiche (militanti maoisti del Nord, settori avanzati della Chiesa, ecc.) escono molte delle esperienze organizzative che più tardi formeranno l’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale).
1994 (1° Gennaio) – L’esplosione : Campesinos indios armati ed organizzati occupano i principali centri della Selva e tengono sotto controllo S. Cristobal per 3 giorni. Il “sub- comandante” Marcos legge dal palazzo municipale il primo comunicato ufficiale dell’EZLN mentre “Radio Zapata” lo trasmette in tutta la Regione: E’ la prima uscita dell’Esercito Zapatista ed è anche la dichiarazione al Governo Messicano che il popolo indigeno non è più disposto a subire. Si aprono trattative ufficiali tra l’EZLN ed il Governo Messicano con la mediazione del vescovo di S. Cristobal, mons. Samuel Ruiz.
1994 (Agosto) – L’EZLN indice un convegno a S. Cristobal a cui partecipa tutta la sinistra messicana, davanti a giornalisti della stampa nazionale e internazionale. Negli ultimi 3 giorni la “Convencion de Aguascalientes” (così fu chiamata) si sposta nel cuore della Selva, zona controllata dai guerriglieri Zapatisti e completamente isolata dal resto del mondo, e quì si conclude senza incidenti.
1994 (Dicembre) – Si costituiscono numerosi “municipi autonomi in ribellione” gestiti direttamente dalle Comunità Indigene.
1995 – Continuano le incursioni nei villaggi Zapatisti dell’Esercito Federale e delle bande paramilitari da questo sostenute.
1996 (16 Febbraio) – Gli accordi di S. Andrès Larrainzar riconoscono agli indigeni il diritto all’autonomia, viene riconosciuto l’EZLN come forza belligerante e quindi con il diritto di stare armato nei propri territori. Questi accordi, in teoria, limitano il potere d’intervento dell’Esercito messicano ma, nella realtà, non vengono rispettati. Il processo di dialogo tra EZLN ed Esercito messicano viene così ad interrompersi.
l’EZLN intensifica le iniziative politiche (1° Incontro Intercontinentale Contro il NeoLiberismo, Congresso Nazionale Indigeno, Marcia di 1111 Zapatisti fino a Città del Messico). Intanto aumenta la militarizzazione in tutto il Chiapas mentre il perdurare delle incursioni dei paramilitari nei villaggi genera il fenomeno dei profughi (desplazados). Alla fine del 1997 questi sono circa 11.000.
In pratica c’è stato un trasferimento della guerra dall’esercito ai paramilitari. E’ quella che Marcos definisce “la guerra di bassa intensità”.
1997 (22 Dicembre) – IL massacro di ACTEAL : 45 tra donne uomini e bambini vengono orrendamente massacrati dai paramilitari mentre sono in chiesa a pregare. Il Governo Federale di Zedillo cerca di minimizzare e, contemporaneamente, manda in Chiapas altri 5.000 soldati concentrandoli nelle zone d’influenza Zapatista. Mentre i paramilitari non vengono minimamente molestati dall’esercito, l’Esercito Zapatista è costretto a ripiegare sempre di più all’interno della Selva.
2000 ( Marzo ) – Le Comunità Zapatiste sono sempre più strette nella morsa dell’Esercito Federale. Si calcola che la presenza militare Governativa in Chiapas ammonti ad oltre 90.000 unità. Mentre continuano le pesanti provocazioni (anche nei confronti degli “Osservatori stranieri”) il rischio di uno scontro diretto è sempre più incombente.

Torino 15 Marzo 2000
A.M.

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